A Dongio, accanto alla Casa dell’Artigianato, opera un restauratore, Renato Musso. Andiamo a trovarlo e scopriamo il suo regno…
Renato Musso è cresciuto a Genova e ha sempre amato il legno. D’estate veniva a trascorrere le estati dai parenti della madre, originaria di Osogna, ma con una casa a Torre. Nonostante i suoi genitori lo avessero convinto a ottenere il titolo di perito elettronico, Renato, dopo il diploma, era presto tornato alla sua passione originaria: lavorare in una bottega di restauri.
«Mi piace il silenzio. La materia che ho tra le mani. Mi pare che mi racconti storie: l’alberto che è stata, l’artigiano che l’ha lavorata, le case dove ha vissuto. Pensa a un tavolo, pensa alla sua vita, cosa avrà sentito? Quanta gente avrà mangiato, discusso, sognato appoggiata a lui? Per me è un onore ridargli splendore e nuova vita…». È bello ascoltare Renato Musso mentre racconta, pacato, del suo lavoro solitario. Dopo mezza vita professionale in Liguria, quindici anni fa si è trasferito nella terra degli avi; ora vive a Torre e opera a Dongio, anche se spesso esce per i restauri di edifici nell’ambito di riattazioni.
Come restauratore lavora anche nel suo atelier e ha due spazi vetrina che danno sulla piazza, uno proprio lì da parte alla Casa dell’Artigianato, ‘ con la quale ci facciamo forza a vicenda’, mi dice, e l’altro, affittato da poco, dal lato opposto della piazza, in una delle casette colorate che un tempo era stata una macelleria. I mobili da restaurare arrivano perlopiù da persone delle Tre Valli, che glieli portano; altri pezzi li vende, perché li compra nei mercatini, da privati, oppure li trova in discarica o nei solai quando lo chiamano durante uno sgombero. A breve riceverà alcuni pezzi di mobilia appartenuti alla fabbrica di cioccolato Cima Norma.
Prende solo ciò che gli piace, ciò che considera prezioso, non solo da un punto di vista storico o manifatturiero, ma anche affettivo.
«Un tempo artigiano e artista erano la stessa vocazione e anche un mobile poteva essere visto come un’opera d’arte», mi spiega. «I mestieri di creazione manuale erano considerati la via iniziatica di un cammino spirituale. Compiere un’opera artigianale era come imitare la creazione divina: andava fatta con lo spirito giusto, cercando una crescita personale verso qualcosa di alto e con umiltà (infatti non si firmavano né quadri, né architetture né nessun oggetto di design, come si direbbe oggi)».
Per lui questi mobili hanno un’anima, che l’artigiano ha trasmesso loro (la vecchia storia archetipa di Pinocchio), perché mentre li costruiva instaurava un rapporto con ognuno di essi. Renato guarda ai mobili antichi come a esseri viventi, testimoni della vita.
Mi porta a fare un giro tra i suoi oggetti: ci sono vecchie valigie, sedie ticinesi con la paglia, macchine da cucire, armadi lavorati, credenze in stile grigionese, paioli, comodini, documenti che mi mostra e che lo commuovono: «Vedi la cura di ogni dettaglio? Anche nella calligrafia c’era un garbo che oggi non trovi più. Guardando tutte queste cianfrusaglie una a una da vicino scopri che dietro c’è amore, amore per ciò che è ben fatto. E questo richiede tempo, risorse. A me piace resistere alla fretta e alla ricerca di grande quantità a poco prezzo. Sono il contrario del consumatore: sogno una casa con pochi oggetti, ciascuno con una storia speciale da raccontare». Mi mostra un ferro da stiro sul quale sono incise parole e disegni simbolici, indice, mi spiega, che anche stirare poteva essere un lavoro meditativo.
Infine, un altro aspetto del suo mestiere che gli piace sviluppare sono i corsi. I suoi allievi arrivano con un mobile da restaurare (se non ne hanno, glielo fornisce lui) e nei quattro incontri del corso base si procede a sverniciatura, piccole riparazioni, trattamento antitarlo, stuccatura, tintura, lucidatura e così via. Per chi ha già una base, esiste un corso più avanzato. «Mi piace trasmettere la mia passione a chi già ne ha una briciola dentro di sé», conclude. «Solo con la curiosità, l’intuito e grande sensibilità si può acquisire la pratica e l’esperienza per vivere davvero il mestiere meraviglioso del restauro».
AUTORE Sara Rossi Guidicelli
PUBBLICAZIONE Rivista 3valli
DATA DI PUBBLICAZIONE 01 Giugno 2025
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