L’eremo di don Del Siro
Il seme di quello che oggi sono diventati l’Ospedale di zona di Blenio e la Casa di Riposo “La Quercia” fu gettato da don Antonio Del Siro da Prugiasco (1821-1893) nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. Sentendosi stanco dopo molti anni di sacerdozio svolto a Leontica, pensa a un luogo dove innalzare una piccola casa e un oratorio per trascorrervi gli ultimi anni della sua esistenza. Riesce a concretizzare il suo desiderio grazie alla generosità delle sorelle Andreazzi che gli mettono a disposizione un terreno alla Stallazza di Corzoneso nel luogo chiamato “La Malpensata” perché spesso toccato da scoscendimenti .
Il 13 giugno 1880 viene posata la prima pietra della nuova fabbrica e nel 1882 fu benedetta la cappella dedicata alla Vergine Ausiliatrice e ai Santi Antonio da Padova e Antonio Abate, e inaugurata la casa (che il Del Siro chiamava “il mio Eremo”).
Fino al 1887, anno in cui lascia la parrocchia di Leontica, don Del Siro si reca alla Stallazza solo una volta alla settimana per celebrarvi la messa. In seguito, vive nell’“Eremo” fino al 1893, anno della sua morte. Nel testamento, lascia scritto:
«È mia intenzione che il casino della Stallazza, con annesso Oratorio Maria Ausiliatrice da me fabbricato, sia destinato per abitazione a quei preti, massime parroci, che avranno acquistato il diritto di ritirarsi a ristorare le loro forze con il riposo […]. Nel disporre queste cose intendo soltanto mettere la prima pietra di un edificio, finora veramente microscopico; ma ben presto, se Dio vuole, si susciteranno altri più poderosi di me a dargli incremento, in modo che ampliata la fabbrica e ingrossata la rendita si possano ricoverare due o tre preti e si potrà usufruire della loro opera per la direzione spirituale di un qualche istituto che potesse sorgere al loro fianco o per altri impegni che si credesse più vantaggiosi al bene delle anime»
L’auspicio è accolto per primo da don Gian Giacomo Martinoli, parroco di Dongio, che al fianco sinistro dell’oratorio aggiunge una piccola ala: una sala al pian terreno ed un ampio locale al primo piano.
La proprietà del fabbricato e dei terreni annessi passano in seguito a don Emilio Bontadina , parroco di Corzoneso. Nel 1905 don Bontadina cede la proprietà di questi beni a una neo-costituita Società fra sacerdoti (Unione Apostolica) avente per scopo “lo studio, le opere sociali e religiose”.
1909-1913
L’Ospizio Bleniese
L’idea di creare alla Stallazza un ospizio è lanciata da don Bontadina il 30 giugno 1907 in occasione di una riunione della sezione bleniese della Società Pio IX. È subito creata una Commissione (formata da don Bontadina, dottor Fumasoli, dottor Ramonetti, dottor Blotti e Domenico Andreazzi) che dirama una circolare ai Comuni, ai Patriziati e ai possidenti di Blenio e nomina due delegati per la raccolta dei fondi necessari. Nel 1909, don Bontadina ottiene dalla Madre Generale della Congregazione di Menzingen due suore: suor Giustina e suor Speranza, per la cura dei ricoverati. L’edificio già esistente è capace di sei letti. Nell’agosto 1909 è approvato il progetto di innalzamento di un piano della casa sociale.
Eseguita su progetto dell’ingegner Ferdinando Gianella, la nuova costruzione è inaugurata il 14 maggio 1910 e può ospitare 15 letti.
Sempre nel 1910 viene firmata una convenzione tra l’Unione Apostolica e l’Opera Ospizio Bleniese con la quale l’Unione Apostolica cede all’Ospizio l’uso per dieci anni della casa sociale, del terreno annesso e dell’oratorio. Nel 1911 l’Unione Apostolica cede inoltre gratuitamente il terreno per la costruenda strada carrozzabile di accesso all’Ospizio.
L’ospedale-ricovero
Ma già nel 1913 si sente l’esigenza di un ampliamento. Il presidente don Bontadina, degente in quel periodo presso l’ospedale perché malato di cuore, convoca il 23 aprile 1913 nella sua cameretta il Consiglio Direttivo che approva un nuovo progetto di ampliamento presentato dall’ingegner Gianella. La notte seguente don Bontadina muore. Circa un mese dopo don Luigi Toschini, parroco di Dongio, è nominato presidente dell’Opera Ospizio Bleniese. Riunito il Consiglio Direttivo viene risolto, in omaggio all’ultimo desiderio del defunto Fondatore, di portare avanti l’opera da lui presentata sul letto di morte. A fine novembre 1913 i lavori sono terminati: il numero dei letti è portato da 15 a 35 con una spesa di 25.000 franchi.
L’ospedale dei bleniesi
I 35 letti si dimostrarono ben presto insufficienti per soddisfare la domanda, così che nel 1920-21 si comincia a pensare ad un ulteriore ampliamento. Si lanciano liste di sottoscrizione tra gli emigranti a Londra, Parigi, Milano e Berna ove si trovano molti vallerani anche benestanti.
Per iniziativa di alcune signore bleniesi si pone mano alla confezione di lavori femminili e di pratica utilità che servono a una grande vendita, la quale unita a una munifica lotteria, ad una ricca cantina e svariati divertimenti costituiscono l’attrattiva principale delle grandiose feste che si tengono presso l’Albergo Terme, organizzate “Pro Ospedale Bleniese” e che danno uno splendido risultato finanziario. I comuni di Ludiano e Dongio, con il ricavo delle loro ben riuscite Feste Agricole del 1921 e 1922, concorrono pure ad arrotondare la cifra delle offerte. Un esempio di solidarietà tra vallerani come raramente si è potuto assistere in seguito.
L’ampliamento, su progetto dell’architetto Bordonzotti, inizia nel giugno 1922 e si conclude in meno di un anno. L’edificio può ora ospitare 60 letti. Contemporaneamente ai lavori di ampliamento è sostituito l’antico oratorio costruito da don Del Siro con uno più capiente, a spese dell’Unione Apostolica che, il 25 aprile 1925, opera il trapasso dei beni sociali alla Pia opera dell’Ospedale Bleniese di Maria SS. Ausiliatrice, un’associazione privata religiosa della quale fanno parte i sacerdoti iscritti alla Società Unione Apostolica, il Clero del vicariato, i Comuni e gli altri Enti morali del Distretto di Blenio.
Operai in posa sui ponteggi durante l’ampliamento dell’ospedale bleniese di Santa Maria Ausiliatrice, 1920-1930, proprietà dell’architetto Fernando Cattaneo.
Lavori di ampliamento dell’ospedale bleniese di Santa Maria Ausiliatrice, 1920-1930, proprietà dell’architetto Fernando Cattaneo.
Immagini concesse dall’Archivio Audiovisivo di Capriasca e Val Colla.
Nuovo ospedale e maternità
Dopo una decina d’anni matura l’idea di un nuovo ampliamento. Nel 1934 il Consiglio Direttivo (don Luigi Imperatori – subentrato a don Toschini –, Giuseppe De Righetti e Tebaldo Pagani) affida all’architetto Augusto Cima il progetto e la direzione lavori della nuova costruzione. All’ottocentesco palazzo è affiancata una costruzione lineare, per quei tempi moderna, che è portata a termine nel 1936. In pratica il vecchio ospedale viene abbandonato e trasferito nella nuova costruzione. Nella parte vecchia rimangono l’amministrazione, i servizi generali, l’alloggio per il personale e vengono ricoverati «gli anziani bisognosi e soli» .
Il presidente don Imperatori muore quando l’opera sta volgendo al termine e gli succede don Pietro Berla. Nel 1942 sulla nuova costruzione dapprima coperta con una terrazza, si ricava un piano supplementare che viene destinato al reparto maternità.
Verso l’assetto odierno
Nel 1962 venne aggiunta l’ala nuova più a est con una spesa di 750.000 franchi.
Nel 1969 viene portata davanti al Gran Consiglio per il sussidiamento la proposta di una nuova importante ristrutturazione suddivisa in 4 fasi:
1. costruzione di una nuova casa di riposo per anziani con una capienza di 94 posti letto su terreno a ovest della ferrovia Biasca-Acquarossa (preventivo 4.100.000 franchi);
2. costruzione di un edificio per servizi generali ed alloggio del personale pure a ovest della ferrovia;
3. costruzione di un edificio collegato con l’Ospedale (al posto del vecchio ricovero) per i reparti di fisioterapia, alloggi del personale medico e servizi amministrativi;
4. ampliamento del reparto ospedaliero (aggiunta di 30 letti) e di una costruzione destinata a cappella (preventivo 2.890.000 franchi).
I lavori della prima fase iniziano ancora nel 1969 con la demolizione del vecchio ricovero. Al suo posto sorge la casa di riposo, che entra in attività nel dicembre 1973 ed è in grado di ospitare 94 pazienti, tra i quali più di 50 malati cronici. La nuova struttura, anche per marcare l’inizio di un nuovo mandato, è chiamata “Casa di riposo”. La direzione è assicurata dall’apparato amministrativo dell’Ospedale mentre la gestione della casa è garantita da personale infermieristico religioso fino al 1988.
Si passa poi alla seconda fase dei lavori. È stato così possibile sistemare in ambienti accoglienti e confacenti alle necessità (36 camere) le suore e il personale laico che svolgono presso i due istituti le loro attività di infermiere, di geriatriche o altre funzioni di capo reparto. Sono inoltre realizzate una moderna lavanderia, la centrale termica, un’ampia e funzionale cucina. In un salone-ristorante posto all’ultimo piano dell’edificio è stata messa in servizio una mensa per i dipendenti.
La terza tappa si conclude nell’ottobre 1980 con l’entrata in funzione del nuovo centro di fisioterapia, del reparto amministrativo e del nuovo blocco settico e asettico per gli interventi chirurgici.
Nel dicembre 1983 il consiglio di amministrazione dell’Ospedale dà avvio a una sottoscrizione pubblica destinata al finanziamento della realizzazione di una nuova cappella per le necessità spirituali dell’Ospedale e della Casa di Riposo, che sarà consacrata da monsignor Giuseppe Martinoli nel giugno del 1985.
Si rinuncia per contro all’ampliamento previsto dell’ospedale, in consonanza con la pianificazione ospedaliera cantonale dei posti letto. La quarta fase vede la costruzione del nuovo Pronto Soccorso e la ristrutturazione del pianterreno dell’Ospedale con nuova sistemazione dei servizi medico-sanitari.
L’Ospedale passa all’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC)
Con la legge sugli ospedali pubblici del 20 dicembre 1982 è stato costituito l’EOC allo scopo di provvedere alla pianificazione, al coordinamento e alla gestione del settore ospedaliero. Agli ospedali di interesse pubblico del cantone viene fissato il termine del 30 settembre 1983 per inoltrare l’istanza di assunzione all’ente, ciò che comporta la cessione all’EOC dell’intero patrimonio (attivi e passivi al 31 dicembre 1982).
L’ospedale di Acquarossa, pur confrontato con complesse problematiche di natura giuridica, con le preoccupazioni connesse con il trasferimento della proprietà e i legami di ordine affettivo, decide di aderirvi con documento notarile del 4 febbraio 1988. Da notare che l’associazione alla quale fanno parte i sacerdoti dell’UAP e i comuni di Blenio resta però proprietaria della Casa per Anziani, e si profila come “Associazione Casa Anziani Blenio”.
Alla chiusura delle sale operatorie con il conseguente smantellamento della chirurgia (avvenuto nel 1991) fa seguito, l’anno successivo, il potenziamento della medicina con la nomina di un primario a tempo pieno.
L’Ospedale del distretto di Blenio viene definito “Ospedale di zona di Blenio” e in base alla pianificazione ospedaliera assicura il primo grado di specializzazione: l’assistenza ospedaliera di base.
A partire dal 1998 si assiste a un’accresciuta collaborazione con l’Ospedale San Giovanni di Bellinzona nell’ambito del progetto di rete ospedaliera che coinvolge gli istituti di Bellinzona, di Acquarossa e di Faido. Ad Acquarossa si procede a una riorganizzazione interna: assegnazione delle cure acute ai primi due piani e di quelle di lunga-media degenza al terzo e quarto piano. Viene pure introdotto il servizio di assistenza sociale.
A partire dal 2000 diventa operativa la messa in rete dei tre ospedali di Bellinzona, Acquarossa e Faido con la nuova denominazione di Ospedale Regionale Bellinzona e Valli (ORBV) che annovera tra i nuovi concetti organizzativi la volontà di garantire l’equità e favorire l’accessibilità delle cure nella struttura più consona alle esigenze dei malati (“il paziente giusto al posto giusto”).
Nell’ambito dell’ORBV si sono voluti rafforzare gli ospedali di zona creando per l’Ospedale di zona di Blenio, oltre alla medicina, un polo di eccellenza per la geriatria acuta che diventerà operativo nel 2001.
Il reparto di medicina interna è sempre più apprezzato e parallelamente si registra un incremento dell’attività del Pronto Soccorso, punto di riferimento importante per la popolazione bleniese.
Con la legge del dicembre 2001 il Consiglio Ospedaliero Vallerano scompare dall’organigramma e termina il suo operato. Viene così a cadere la partecipazione finanziaria a carico dei Comuni e con essa il legame che univa le Amministrazioni locali all’EOC.
La nuova casa per anziani “La Quercia”
La casa per anziani scorporata dall’Ospedale rimane però sprovvista di strutture e servizi indispensabili. Gli unici spazi adibiti a uffici, direzione, spogliatoi e magazzini sono infatti ubicati nello stabile ora destinato all’Ospedale.
Ha quindi inizio nel 1993 una prima fase di ristrutturazione della casa anziani (portata a compimento nel 1995) con la creazione di tre sale da pranzo (una per ogni piano), un magazzino per ogni piano, la creazione di un lift agibile con le carrozzelle e la ristrutturazione della lavanderia.
L’EOC ha poi proceduto alla completa ristrutturazione della cucina che, pur essendo di sua proprietà, è gestita dalla direzione casa anziani.
Malgrado questi importanti interventi, i segni del tempo cominciano ad evidenziarsi in termini di disagi, funzionamento e sicurezza. L’impiantistica non regge più alle nuove esigenze e lo stato generale denota limiti di funzionamento importanti.
Nel corso del 1999 iniziano gli studi per un risanamento globale della struttura che si concretizzano con la richiesta di un credito di 8.200.000 franchi, approvato dal Gran Consiglio nel marzo 2001.
Per poter dar seguito ai lavori, il 5 novembre 2001 la casa è completamente svuotata e gli ospiti sono trasferiti nell’ex-Seminario di Prato Leventina, dove rimangono per 19 mesi. Nel giugno 2003 la nuova casa per anziani (denominata “La Quercia”) è inaugurata.
La realizzazione dei lavori è stata resa possibile da un finanziamento a fondo perso della legge sul promuovimento delle attività a favore delle persone anziane (4,2 milioni di franchi) e da un prestito senza interessi da restituire in 30 anni da parte del promuovimento economico delle regioni di montagna (3,3 milioni di franchi). Per l’importo rimanente l’Associazione ha consolidato un mutuo ipotecario, i cui interessi e ammortamenti vengono riconosciuti nella gestione.
In un prossimo futuro è previsto un cambiamento della forma giuridica da Associazione in Fondazione. Quest’ultima, contrariamente ad un’Associazione che in teoria potrebbe decretare lo scioglimento o il cambiamento di destinazione in qualsiasi momento, meglio garantirebbe, a tutela degli importanti investimenti sostenuti dall’Ente Pubblico, la continuità degli scopi statutari.
AUTORE Fernando Ferrari
PUBBLICAZIONE Voce di Blenio
DATA DI PUBBLICAZIONE 01 Luglio 2010
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