Oscar Alfredo Bulloni è andato a fotografare il punto in cui esiste ancora un termine di confine in pietra che stava a segnare l’inizio della giurisdizione ecclesiastica di Leventina in Blenio. Il luogo è Ganedo, e si trova nella campagna di Prugiasco. Qui sotto si può leggere la storia di questo termine di confine, in un articolo di Don Giuseppe Gallizia uscito nel primo anno di esistenza del mensile Voce di Blenio.
Testimonianze leventinesi in Blenio
Il termine di Ganedo a Prugiasco
Chi viene dalla stazione d’Acquarossa per il sentiero verso Ganedo vi giunge dopo 12-15 minuti – lo trova a 15 metri dal sentiero – a destra, subito fuori del prato, appena entro la boscaglia – e pochi metri a nord di un bel noce biforcuto – e così situato che da esso alla prima cascina ci sono, in linea retta, un 150 metri.
Chi standogli di fianco guarda a ponente vede lassù di fronte, Negrentino, già a una buona stazione tra il termine e il passo Nara, Più a nord (a 1000 m. circa) sta là a Lottigna il vecchio Pretorio: termine quindi sotto il ciglio del Landvogt di Blenio quasi per dirgli «adagio, qui è ancor lembo di Leventina». Il martirologo (di Prugiasco) così ne parla a pag. 90: «a Ganedo sotto Prugiasco nella riva destra (al di qua) del Ticino esiste un termine lavorato abbastanza bene, in pietra, è alto m. 0,80 da terra. L’ingiro di forma esagonale, fa m. 0,87, La faccia a mattina porta scolpita la lettera B (Blenio); quella a sera L (leventina) e l’anno 1755 (?). Poiché fin laggiù giungeva la giurisdizione ecclesiastica e civile del territorio di Leventina. Tanto ad rei memoriam verificai de visu e scrissi, Prugiasco 12 ott. 1897. P, F. G.». Di forma esagonale in quanto gli angoli ad est sono smussati; una scanalatura leggera sta sui fianchi a nord e sud; spessore c. cm. 10. Tempo fa giaceva abbattuto ormai… come già l’obelisco neroniano, ora eretto in piazza S. Pietro a Roma; docente e alunni di scuola maggiore, verso il 1935, lo riattivarono; tuttora si emerge per m. 1,05, quindi ben visibile purché non venga avviluppato da ramaglia o da convolvoli. Veramente reca la data 1759. E infatti c’è copia di una carta del 25 settembre 1759. Eccone il senso. Poiché i termini posti nel 1727 tra Prugiasco e Lottigna (tra Leventina e Blenio) furono distrutti da inondazione del fiume, i Signori dei Tre Cantoni Svizzeri han mandato quest’anno i loro Ambasciatori anche per provvedervi. Oggi compiron sopraluogo col Landvogt di Leventina Gius. Antonio Schmid e col Land, di Blenio Ciac. Antonio Gama e conalcuni Officiali dei comuni di Leventina e Blenio; con strumento del 1727 alla mano tutto ben ponderaron e ordinarono «di piantare un termine ivi presso la carale della strada Francesca vicino al muro di sotto, sopra un sasso alquanto grosso di fora della stalla de Jemini a Ganet». Non già che il confine sarà al luogo ove sarà il termine, ma per indicare che il confine sarà verso il fiume a 52 spazii dal termine. Tra i firmatari figurano Gius. Maria Bullo Cancelliere di Leventina e Capitano Carlo Giacomo Romagnolo Cane, di Blenio. Ma questo sasso o termine vale singolarmente per il simbolo e per il passato che esso sta a rammentarci che in tempi ben antichi della nostra storia «quando la popolazione valligiana (abitante in piano) aumentò e le risorse del fondovalle non bastarono a sostenerla essa si sentì costretta a allargare il suo spazio vitale e ad utilizzare tutti i terreni — e i terrazzi — che le potevano offrire risorse, fossero posti anche in alto e che non tardarono ad essere trasformati in campi e pascoli e ad esser disseminati di case e stalle… (Alla colonizzazione dei terreni avrà contribuito anche qualche motivo di difesa contro le frequenti scorrerie di soldatesche lungo la valle)… Così il villaggio di Chiggiogna originò quelli di Rossura e frazioni e di Calonico… piccoli paesi che come Dalpe, Calpiogna, ecc. fino al 1227 erano sempre frazioni dei centri rispettivi. Più di una di tal nuove comunità generò, a sua volta, frazioni, ognuna della quali si sviluppò su di un proprio terrazzo» (da un libro delprof. G. Gemnetti).
Emanazione da Chiggiogna (e da Rossura) sono anche Molare e Prugiasco: «la loro origine è probabilmente legata al valico di Nara, in altri tempi – periodo dei romani – importantissimo» (Gemnetti). La strada romana in comunicazione colle regioni che ora sono la Svizzera romanda, prov. dal Piottino (Leventina) saliva a Molare e al p. Nara e forse scendeva… per la valle di Prugiasco, via Negrentino e Sorei e Castello o Torre di Castro – sopra il Cios o ronco parr. di Castro – giungendo a Taverna (sotto Traversa).
Sciamati da Leventina (Chiggiogna), lungo questa strada scesero verso Negrentino o antico Prugiasco gruppi di gente che sarebbero gli antenati di questa popolazione. Contemporaneamente o anche più antiche, e dalle suddette forse indipendenti, potevan già esserci in piano – ove adesso è l’attuale Prugiasco – e per es. anche a Prodonico, abitazioni che per motivo pratico, per il servizio religioso si rivolgevano alla parrocchia di Castro. Ancora da Gemnetti ricaviamo: le antiche vicinanze di Leventina erano 8, tra cui Chiggiogna (cui eran annessi: Lavorgo. Calonico, Rossura e le sue frazioni di Figgione, Tengia e Molare e la terra di Prugiasco in V. di Blenio): e che Chiggiogna nel 1344 contava oltre 26 fuochi (almeno 135 abitanti).
Fotografie
Oscar Bulloni
AUTORE Don Giuseppe Gallizia
PUBBLICAZIONE Voce di Blenio
DATA DI PUBBLICAZIONE 01 Dicembre 1970
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