Perché a Motto c’è un bel sasso

Ricordiamoci di non dimenticare: raccontiamoci storie, fiabe e leggende del territorio

Molti anni sono ormai passati da quando Chech, seduto sulla panchina di sasso davanti a casa sua, ci aveva narrato la storia del ponte di Motto. Eravamo ragazzini, e la nostra docente ci aveva affidato il compito di parlare con gli anziani, facendoci raccontare vecchie storie di paese. Chech era un bravo cantastorie. Tant’è che quel ricordo è rimasto impresso e costudito con tanto affetto.
La leggenda racconta che gli abitanti di Motto e Ludiano andavano a pregare S. Pietro, privando il diavolo delle anime. Quest’ultimo, parecchio indispettito, pensò a un piano malefico per portare le persone a bestemmiare dalla rabbia, attirandole in questo modo a sé. Decise quindi di scendere verso Malvaglia e caricarsi un grande sasso da usare come chiusa per il corso del fiume. Se lo mise sulla schiena e iniziò la risalita. Malgrado fosse il diavolo, non è che non sentisse il peso sulle spalle, anzi… Giunto a Motto incontrò un signore, vestito di bianco. Era S. Pietro, seduto su un’altra grande pietra che, già da una decina di minuti, stava osservando il diavolo mentre cercava di mettere in atto il suo malvagio piano. Attese che fosse abbastanza vicino e poi gli propose di fermarsi un attimo, di appoggiare il masso e di sedersi a riprendere fiato. Il diavolo, stanco di tanta fatica, decise di seguire il consiglio. Depositò il carico e ci si sedette sopra. Raccontò quindi ciò che si apprestava a fare, tra risate maligne e gesta sconnesse. Ma, quando tentò di ripartire, non trovò più la forza per poter alzare nuovamente il masso. Lo dovette lasciar lì, sotto lo sguardo soddisfatto di S. Pietro, che era riuscito nel suo intento.
Se attraversate il ponte da Motto verso Ludiano, guardate su cosa appoggia. Proprio nella parte centrale vedrete il grande sasso della storia.
Proseguendo il cammino, in piazza a Ludiano, troverete invece i disegni fatti dai ragazzi delle scuole elementari di Serravalle. Anche il Maestro Dario Cittadini ha voluto lavorare in questa direzione, con alcuni allievi.
Prima di scrivere la leggenda come la ricordavo io, ho chiesto alle persone del paese se potevano raccontarmela. Il timore era quello che il tempo mi avesse fatto cancellare qualche passaggio importante. Grande lo stupore quando mi sono accorta che poco alla volta, queste preziose memorie, si stanno perdendo. Ho quindi sfogliato Il meraviglioso, leggende, fiabe e favole ticinesi pubblicato da Armando Dadò. E tra le sue pagine ho ritrovato il buon vecchio Chech, seduto sulla sua solita panchina, che ha potuto lasciare quest’eredità grazie a qualcuno che ha deciso di trascrivere il suo racconto.
Sarebbe bello poter custodire queste storie per non dimenticare. Approfondendo la tematica, ho scoperto che molti stanno tentando questo percorso, perché credo ci si renda conto di quanto importante sia salvare il passato. Si sta lavorando in questa direzione anche grazie al museo virtuale della memoria, nato inizialmente da una collaborazione tra l’Associazione Atte e le scuole e presentato su questa Rivista al momento della sua inaugurazione. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Luciana Dürig-Sala, responsabile per la zona Tre Valli. I sentimenti sono gli stessi. Si fa sempre più fatica a reperire materiale che parla delle nostre origini e si sta facendo un grande lavoro cercando persone che ancora possono raccontare delle storie, far parlare le fotografie, emozionare regalando un pezzetto di sé.
A conferma del fatto che si sta capendo quanto sia importante salvaguardare le storie del nostro territorio, vi segnaliamo anche un gioco, stampato in Ticino da La fucina di Efesto. Barlòtt (pandemonio in dialetto) è un gioco di identità segrete. I giocatori interpretano personaggi delle leggende Ticinesi. Conosceremo da vicino due streghe: Capüsc di Olivone e la Barbaccia dalla Leventina. E anche un simpatico folletto leventinese di nome Encat. Alessandro Bianchi, oltre a essere il creatore del gioco, sta facendo nascere un nuovo progetto: il bestiario del Ticino (ilbestiariodelticino.ch), una raccolta di creature fantastiche, mostri, folletti e spiriti delle leggende ticinesi.
Ritornando alle streghe di casa nostra: Capüsc la potrete anche incontrare nel periodo carnascialesco. I bambini della scuola dell’infanzia di Olivone e Ludiano le faranno preparare tantissime pozioni magiche. Perché è proprio iniziando a lavorare con i più piccolini che possiamo costruire il futuro, usando il passato come trampolino per volare sempre più in alto!
E allora… ricordiamoci di non dimenticare! Buona memoria a tutti!

AUTORE
Lorena Scettrini

PUBBLICAZIONE
Rivista 3valli

DATA DI PUBBLICAZIONE
01 Febbraio 2019

Condividi il post
Nessun commento

Lascia un commento