Ferdinando Gianella, bleniese di multiforme ingegno

Ferdinando Gianella, bleniese, 1837-1917, ha disegnato e costruito ferrovie, ponti, ville, scuole e ha scattato tra le prime fotografie del Canton Ticino

A Comprovasco, Malvaglia, Ponto Valentino, in Valle di Blenio, ci sono alcune belle ville il cui progetto (e a volte anche la realizzazione) è firmato Ferdinando Gianella: Villa Oxford, voluta da un emigrante che tornava dall’Inghilterra nel 1897, Villa du bon laboureur, per il figlio di Gianella, Villa Baggi, per un cameriere a New-York che non la vide mai ma vi fece vivere i suoi genitori, Villa Giosia Luis, che con i proventi della sua fabbrica di cioccolato in Cile voleva costruirsi la casa al paese. E poi, naturalmente, a Comprovasco c’è Villa Gianella, dove vissero l’ingegnere Ferdinando e la sua numerosissima famiglia. Ma l’elenco delle costruzioni di cui si è occupato personalmente non finisce qui: c’è l’albergo Posta di Olivone, l’Ospedale Bleniese di Acquarossa, la Chiesa dei Maccabei di Villa Bedretto, la Scuola Normale Femminile di Locarno (oggi Centro professionale commerciale) e molti altri edifici.
Inoltre, questo eclettico personaggio nato a Leontica è anche uno dei maggiori sostenitori delle ferrovie regionali; dopo la linea del Gottardo ha insistito, in qualità di professionista, di consigliere di Stato (dal 1884 al 1892) e di capo del Dipartimento Pubbliche Costruzioni per ampliare la rete e collegare le zone periferiche, occupandosi per esempio della ferrovia Locarno-Bignasco e della Biasca-Acquarossa. Ha promosso anche altre iniziative per lo sviluppo infrastrutturale del Cantone: dalla bonifica del piano di Magadino, all’incanalamento del Ticino e della Maggia fino alla costruzione della strada delle Centovalli.
Questi lavori e molti altri, ognuno con dovizia di particolari e gusto per l’aneddoto, sono raccolti in un volume uscito poche settimane fa per Impronte bleniesi della Fondazione Voce di Blenio. Si intitola Ferdinando Gianella (1897-1917). Bleniese di multiforme ingegno e parte dalle ricerche di una giovane architetta, Valentina Cima, originaria di Dangio ma cresciuta a Bellinzona. «Mi ha affascinata prima di tutto per le sue opere che conoscevo, come le ville di Comprovasco, su cui ho fatto un lavoro di ricerca mentre ancora studiavo al Politecnico di Zurigo. Poi mi ha sorpresa come personalità e quantità di materiale che ha lasciato e che si poteva ancora studiare: Gianella è stato ingegnere, architetto, consigliere di Stato, fotografo amatoriale oltre che padre di dodici figli… scriveva un diario quasi ogni giorno e io ho passato più di un anno a leggere quella quarantina di agende nei miei ritagli di tempo dopo il lavoro…». Doveva scrivere un articolo, ne è uscito un libro, ma Valentina Cima si è anche avvalsa della collaborazione di tre storici che hanno curato ognuno un aspetto diverso di Ferdinando Gianella: Gianmarco Talamona si è occupato dell’uomo e del suo archivio; Fabrizio Mena del suo impegno politico e Letizia Fontana della sua passione per la fotografia. Valentina Cima ha continuato ad approfondire lo studio del Gianella ingegnere e architetto.
«Non so se sia stato unico nel suo genere», mi spiega. «All’epoca molti professionisti si interessavano di ambiti diversi e il mondo dell’edilizia civile era molto ricco: ci sarebbero sicuramente altri personaggi da studiare per capire come funzionava la trasformazione del territorio nell’Ottocento. Tuttavia Ferdinando Gianella offre una quantità rara di materiale consultabile, donato dai discendenti all’archivio di Stato. Prima di tutto le sue agendine su cui annotava di tutto, dal prezzo di un biglietto a teatro ai suoi viaggi in treno e a piedi (quanto si camminava all’epoca!), dai commenti pungenti sui suoi colleghi alle medicine che prendevano lui o i suoi figli. Si sono inoltre conservate molte lettere : essendo una famiglia numerosa e anche un po’ dispersa per il mondo, si mandavano notizie e fotografie per mantenere i legami. La seconda moglie di Gianella, Giulia, si occupava anche di questioni amministrative insieme al marito, così lui la rendeva partecipe dei suoi progetti professionali entrando nei dettagli. All’Archivio di Stato sono inoltre presenti piani, disegni, appunti utilissimi per capire il suo modo di lavorare».
Nelle agendine e nelle lettere si leggono per esempio vari racconti in cui Gianella va a compiere rilievi o studi trigonometrici per redigere le carte geografiche: bisognava salire sulle cime delle montagne a piedi, con la scorta di chi portava in spalla gli strumenti e accamparsi a volte per settimane e in condizioni metereologiche anche pessime. Chi compiva questi calcoli doveva infatti apporre un segnale visibile su cime prescelte, che venivano poi inserite in una rete di triangoli per calcolarne la distanza sfruttando le proprietà trigonometriche .
A cento anni dalla morte di Gianella dunque arriva questa piacevole lettura, che mischia la storia di un individuo con la Storia di tutti noi. Racconta di un uomo forte e determinato, entusiasta dei progressi tecnici a lui contemporanei, ironico e capace di giocosa tenerezza in famiglia; ma parla anche delle nostre radici e del nostro territorio, che, secondo le parole di Valentina Cima, «è doveroso conoscere, per noi che lo stiamo trasformando ogni giorno». Il tutto è correlato da magnifiche foto della famiglia Gianella e immagini delle opere che Ferdinando contribuì a realizzare, la maggior parte scattate da lui stesso.

AUTORE
Sara Rossi Guidicelli

PUBBLICAZIONE
Azione

DATA DI PUBBLICAZIONE
09 Luglio 2018

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