Dove va a finire l’acqua benefica di Acquarossa?

«Nel fiume. La risposta è: l’acqua benefica, usata da secoli dagli abitanti della Valle di Blenio, l’acqua ferrosa e minerale che ha dato il nome al nostro Comune e ne ha fatto la fortuna per molti anni, adesso va dritta nel fiume. E si perde».

Si rammarica per tale spreco Chiara Fiorini, artista, nata e cresciuta in Valle, che oggi vive tra Acquarossa e Zurigo. Da sempre, nei suoi lavori ritornano pezzi dell’infanzia, come temi ricorrenti: la casa, gli oggetti, i paesaggi. In questi mesi però Chiara ha voluto lavorare direttamente con la sua terra, usando il fango prezioso che si crea proprio a poche centinaia di metri da dove abita quando è in Ticino.

«Fin da bambina guardavo lo stabilimento delle Terme dalle finestre di casa mia», racconta. «Sentivo arrivare i turisti in stazione e poi li seguivo con lo sguardo quando, con automobili di lusso, venivano condotti dagli inservienti verso l’albergo. Potevo sentire persino la campanella che li chiamava per il pranzo alle 12…»

Chiara è andata quest’anno alla Scuola Elementare di Acquarossa a lavorare con i bambini di terza a un progetto che ha intitolato Chiedilo a questo fango. Li ha anche portati a vedere lo stabilimento dove un tempo erano in funzione l’albergo e le vasche termali. Ha raccontato agli alunni di come la pioggia, qui intorno ad Acquarossa, entra nella terra del Simano e del Molare, scende in profondità, si scalda e si carica di sostanze minerali e poi grazie a una fessura nella roccia proprio ad Acquarossa risale velocemente, senza fare in tempo a raffreddarsi. L’acqua piovuta 15 anni prima sgorga dunque calda, limpida e piena di minerali. Al contatto con l’aria si trasforma quasi subito in fango di colore rosso.

Già gli abitanti del 1100 sapevano che faceva bene (quella data è attestata ma è probabile che lo sapessero già prima) e poi, con le Terme, si è creato un turismo del benessere durato fino agli anni Settanta. Le persone arrivavano da tutta la Svizzera, dall’Italia e altri paesi d’Europa per curare malattie gastrointestinali, della pelle, e così via. «E oggi?», si interroga l’artista. «Cosa ne facciamo? La lasciamo andare…»

Una sorgente si trova ancora sulla proprietà della famiglia Greter, che un tempo gestiva le Terme di Acquarossa, e l’altra è tra i rovi, sul piano, dove solo l’occhio attento può scorgere un ruscelletto rossastro che va a buttarsi nel Brenno. Nel progetto Sun Village per ora non è contemplato l’uso dell’acqua termale naturale.

Allora Chiara con gli allievi di scuola ha lavorato il fango, prima in classe su carta e poi nella natura. Hanno pitturato i paracarri della Strada del Satro, l’antica strada che collega Acquarossa a Dongio, per ricordare che «la via per arrivare a una valorizzazione di questa risorsa è ancora lunga». E poi hanno dipinto i sassi vicino al fiume, sotto il ponte dove si legge il cartello ‘Acquarossa’: da lì e per qualche mese ancora si possono vedere i disegni dei bambini (svolti in libertà) e il lavoro di Chiara, che ha ripreso i caratteri della vecchia insegna delle Terme e con le lettere ha scritto: Acquarossa.

Affinché il colore potesse tenere più a lungo, hanno mischiato latte con il fango raccolto sotto la sorgente. Ora e fino all’autunno, chi passa può ammirare il lavoro svolto e riflettere.

Approfondimenti

Link al sito di Chiara Fiorini

AUTORE
Sara Rossi Guidicelli

PUBBLICAZIONE
Rivista 3valli

DATA DI PUBBLICAZIONE
01 Luglio 2022

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