Quell’Alphorn che è diventato anche un po’ nostro

Incontro con i Corni da Curzönas

 

A chi passa da Corzoneso e si ferma un attimo nel silenzio dei suoi prati, potrebbe capitare di sentire in lontananza il suono intenso ed evocativo di un corno delle alpi. L’Alphorn un tempo era conosciuto e suonato solo a nord delle Alpi ma oggi sembra aver trovato una nuova patria: il Ticino. Nella sola Corzoneso ce n’è più di uno, di suonatori di corno delle alpi. Anzi, c’è una vera e propria banda di corni: I corni da Curzönas.

Per saperne di più di questa intrigante iniziativa mi sono incontrata con Mario Bozzini, il maestro direttore dei Corni da Curzönas. Mentre sorseggiamo un aperitivo davanti al Palazzo Governativo ticinese, Mario mi racconta tutta la storia.

Il corno delle alpi in passato era suonato quasi esclusivamente dai pastori di montagna delle Alpi svizzere del versante nordalpino: serviva loro per comunicare con gli alpi vicini e con la gente a valle, per richiamare le mucche dal pascolo verso la stalla quando era l’ora di mungere e a volte anche per tranquillizzare le mucche durante la mungitura. Poi, finita la lunga giornata di lavoro, all’imbrunire, uscivano fuori dalla stalla e suonavano un’ultima melodia, intensa e solenne, come una preghiera alla sera. Oggi queste tradizioni sono andate un po’ in disuso, magari i pastori si mandano piuttosto un messaggino su Whatsapp, ma il corno delle alpi è più vivo che mai. Anzi, ha vissuto una rinascita – con la ripresa del folclore e del turismo – diventando persino simbolo nazionale.

Negli ultimi anni il fascino di questo strumento ha attraversato le Alpi contagiando anche il Ticino. Prima del 2014 quasi nessuno lo suonava: i musicisti di corno delle alpi si potevano contare sulle dita di due mani. Poi, dal marzo 2014, la svolta: nel programma dei Corsi per adulti appare il corno delle alpi. Da allora, grazie al maestro Marco Fässler, sono partiti almeno nove corsi in diverse regioni del Ticino, frequentati da oltre 100 suonatori, che in poco tempo hanno fondato diversi nuovi gruppi, tra cui I Corni da Loson, I Corni dal Generus di Mendrisio, Nüm dal Corno di Giubiasco, Cör & Corni con sede nel Locarnese, I Corni d’or e I Corni da Curzönas. All’inizio del 2016 è poi nata l’Acasi, Associazione Corno delle Alpi della Svizzera Italiana, che ha organizzato, il mese di settembre di quest’anno, il 1. Festival dei corni delle Alpi della Svizzera Italiana.

Tra i partecipanti a quei fatidici corsi per adulti c’era anche un gruppetto di amici di Corzoneso. Finito il percorso con il maestro Fässler, hanno deciso di continuare da soli. Ma già alla prima prova si sono accorti che suonare senza maestro non era cosa facile. Così, una sera dell’aprile 2016, durante una prova, hanno telefonato a Mario Bozzini e gli hanno chiesto aiuto. Mario suonava da parecchi anni il corno francese nella Filarmonica di Biasca, aveva diretto per dieci anni la Minibanda della Filarmonica Capriaschese e suonava anche il corno delle alpi. Chi meglio di lui avrebbe potuto aiutarli?

La sera stessa Mario si era unito a loro. E pian pianino, con il suo aiuto, tutti quegli strumenti così difficili da intonare e da armonizzare hanno cominciato a ritrovarsi, in un’unica voce. Deve essere stato un momento emozionante, perché quando un gruppo di corni delle alpi suona insieme in armonia, si crea una specie d’incantesimo, una vibrazione che ha qualcosa di magico. Da quella sera i Corni da Curzönas non si sono più lasciati. Il piccolo gruppo è diventato sempre più grande, si sono aggiunti cornisti dalla Leventina e poi da tutto il Ticino. Nel frattempo si sono moltiplicati gli ingaggi: dalla partecipazione al concerto record in occasione dell’Expo di Milano in Piazza Duomo insieme a ben 420 suonatori di corni delle alpi, a ingaggi più locali alle scuole di Faido, alla fiera di primavera di Chiggiogna, alla festa dei Santi Nazzaro e Celso di Corzoneso, alla Casa Anziani di Acquarossa, alla Casa Anziani di Pedemonte, al Nara per il Blenio Festival e alla fiera dell’artigianato di Olivone. Adesso sono in quindici e si ritrovano ogni due settimane nella sala Patriziale di Corzoneso. Quando è bello, nelle calde serate estive, suonano all’aperto. Provano dalle 18.30 alle 20.30 e poi cenano sempre insieme. Ci tengono molto a questo momento di condivisione e di allegria dopo le prove, mi confida Mario.

I membri del gruppo non contribuiscono solo suonando alla vita dei Corni da Curzönas. Cristina Rodoni, per esempio, che di mestiere fa la sarta, ha creato per tutti un bellissimo costume, su modello del costume Bleniese tradizionale. Un altro membro del gruppo, Aldo Bugada, falegname del Luganese, si è lanciato a costruire corni delle alpi. Con la sua macchina a comando numerico riesce a trasformare tronchi di abete in magnifici corni, gli unici prodotti in Ticino. Finita la struttura di base, lunga ben tre metri e mezzo, passa ai dettagli: ci mette il ‘midollino’, una striscia di legno che gira intorno a tutta la lunghezza dello strumento, creando una bella decorazione a spirale che contribuisce a renderlo più stabile, più resistente e più sonoro. Mario Bozzini, infine, oltre a dirigere, ha composto diversi brani per corni delle alpi, già eseguiti in pubblico con grande successo. La sua prima composizione è stato un arrangiamento scritto per un matrimonio: «Siccome i due sposi provenivano dal Ticino e dalla Svizzera romanda, ho fuso musicalmente la Bleniesina e la marcia Marignan, l’inno vallesano». Sono impressionata: i Corni da Curzönas vantano costumi fatti da loro, strumenti costruiti da loro e musiche composte da loro!

Alla fine della nostra chiacchierata Mario mi mostra fiero una foto del suo corno delle alpi e mi racconta del suo primo incontro con questo strumento. «Nel 2013 mi trovavo sul Gornergrat, dove c’era il raduno Svizzero di corni delle alpi. Lì, a 3000 m sopra il livello del mare, di fronte al Cervino, ho sentito un concerto di 500 corni che suonavano tutti assieme. Un’esperienza incredibile. In quel momento ho deciso di comprare un corno delle alpi. Poco tempo dopo l’ho trovato, a Lucerna. Il corno delle alpi è un corno naturale, senza buchi né chiavi, che produce solo una quindicina di note, i soli armonici, e la tecnica per suonarlo è molto simile a quella del mio strumento, il corno francese. Il passaggio al corno delle alpi è stato per me abbastanza facile». Da allora Mario non ha più lasciato questo strumento. Tutte le volte che va in montagna lo porta con sé. Quando trova un bel posto panoramico, monta il corno e si mette a suonare. Suona melodie conosciute ma spesso si mette a improvvisare. È in queste occasioni che ‘compone’ le melodie più belle: quando suona in montagna da solo e le montagne gli rispondono. A volte capita di sentirlo fin giù in paese, in lontananza. È un suono magico, che entra dritto nel cuore, come la voce di un innamorato che per timidezza si nasconde alla vista, ma il suo amore lo canta a gran voce – e la sua dichiarazione d’amore viaggia per chilometri fino a trovare chi sappia accoglierla.

AUTORE
Roberta Gandolfi Vellucci

PUBBLICAZIONE
Rivista 3valli

DATA DI PUBBLICAZIONE
03 Gennaio 2018

Nessun commento

Lascia un commento