Una casa famiglia per anziani

Ad Acquarossa, nel 2011 Rosemarie Scheck ha aperto casa sua e da allora ospita quattro persone alla volta per soggiorni assistiti e medicalizzati

«Sono qui perché questo posto mi fa sentire a casa: è a metà strada fra prendere una badante e andare in casa anziani», mi dice una delle ospiti della Casa Famiglia di Rosemarie Scheck a Corzoneso Piano. È una struttura privata che esiste da cinque anni e che ha già visto passare qualche decina di ospiti: chi per brevi, chi per medi e chi per lunghi periodi.

L’ambiente è quello di una cucina, di un soggiorno normali, con uno stare insieme però che ricorda le più belle case anziani che ho visitato: una signora si fa fare i capelli dalla parrucchiera, un’altra guarda la televisione, una terza rientra dalla passeggiata e l’ultima accarezza il cane mentre l’infermiera le prepara le pillole della giornata. Siamo a Corzoneso Piano, a casa di Rosemarie Scheck. Fuori dalla porta c’è un bel cartello che invita a telefonare se si è interessati a soggiorni assistiti di breve, media, lunga durata. «Era un mio sogno», spiega Rosemarie, originaria del Canton Soletta, collaboratrice sanitaria di formazione. «Non ho famiglia e quindi me la sono creata. Prima lavoravo a domicilio e dagli anziani ho sempre imparato moltissimo. Questo è il lavoro che più mi gratifica: è uno scambio tra loro, me e il mio personale». Quattro sono le dipendenti che aiutano Rosemarie nella gestione della casa, più due volontari e naturalmente il personale infermieristico e i fisioterapisti. «Sono stata sostenuta fin dall’inizio da Eros Bagutti, direttore della casa anziani La Quercia e dal dottor Ongaro, primario all’ospedale di Acquarossa. Ho scelto questo posto perché ha il verde intorno, trovo che dia pace e serenità», racconta.

Le giornate sono scandite dai bisogni e dai ritmi degli ospiti, che dormono in camera doppia o singola. Rosemarie si occupa della cucina e dell’amministrazione oltre che della cura e dell’organizzazione generale. La mattina c’è la colazione, la toilette, la visita dell’infermiera, le passeggiate, il riposo. Poi il pranzo, le visite dei parenti, la siesta per chi vuole, le passeggiate, la pedicure, la parrucchiera, le sedute di fisioterapia e così via fino all’ora di cena. Ci sono gruppi a volte con cui si possono fare attività come una visita al museo, l’uscita al grotto, al lago e molto altro. Davanti alla casa c’è un cortile che dà sulla stradina che attraversa Corzoneso Piano, con tavolini e sedie. Niki il cane è sempre presente ed è amico di tutti.

La sera dopo cena si chiacchiera, si ascolta la musica, si canta, si balla anche… La più anziana (cento anni!) è l’ultima ad andare a dormire.

Rosemarie è come una mamma: osserva, capisce chi non sta bene, intuisce di cosa ha bisogno. È proprio vero che è a metà strada fra la badante e la casa di riposo tradizionale: c’è tutto, in piccolo, amore, affetto, cure, compagnia. Se l’ospite ha bisogno, arriva subito qualcuno. «Sono molto rigida per quel che riguarda le cure, i farmaci e la sicurezza medica. Per il resto, lascio tutti molto liberi», asserisce Rosemarie. «Mi piace che qui la gente si senta a casa, che se invita un parente lo possa far sedere in poltrona e offrirgli da bere».

Quello che più è importante, per lei, per questo tipo di casa, è che la porta sia aperta. E che la fiducia entri e esca, entri e esca, pura e fondamentale come l’aria.

Approfondimenti

www.soggiorni-assistiti.ch

AUTORE
Sara Rossi Guidicelli

PUBBLICAZIONE
Rivista 3valli

DATA DI PUBBLICAZIONE
01 Novembre 2016

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