Luca Turlon è il diacono per la Valle di Blenio. È stato ordinato a giugno: vediamo insieme a lui che cosa significa
«Fin da piccolo ho avuto il sogno della Messa. I miei parenti mi vedevano già sacerdote, perché mi mettevo la cintura dell’accappatoio come stola e facevo finta di celebrare il rito con pane, acqua e sciroppo…». Ride ed è radioso Luca Turlon, uno dei quattro diaconi del Canton Ticino appena ordinati nel giugno di quest’anno.
Vive a Ponto Valentino, ma è cresciuto in Mesolcina, dove ha studiato al Collegio Sant’Anna di Roveredo. «Mi è sempre piaciuta l’idea di servire, essere utile, stare a fianco. È parte di me, di qualsiasi cosa io faccia. È nella partecipazione a qualcosa di buono che mi sento completo. Se posso affiancare qualcuno che soffre, se posso dargli una mano, ricevo più di lui».
Dopo i 16 anni, per un periodo, Luca si stacca un po’ dalla Chiesa, finché non vi ritorna grazie al Movimento dei Focolari. «Sentivo che mi mancava il sale della vita. Pensavo a me stesso ma non stavo così bene nella mia pelle. Ringrazio ancora oggi il Movimento dei Focolari perché se sono arrivato qui è grazie a loro. A 22 è come se ho ricevuto una chiamata, ho visto una luce che mi ha trasformato: sono entrato nel movimento, dove parlavamo del Vangelo integrandolo al nostro vissuto di tutti i giorni. Ho ascoltato persone che avevano passato delle disgraie ma poi ascoltavo anche come quelle disgrazie le avevano superate. Piangevo e mi riempivo di gioia. Per me nella Chiesa c’è una grande parte di emozioni: è il luogo dove sento l’amore fraterno».
Oggi, Luca è marito di Veruska e padre di due ragazzi, è venditore porta a porta e diacono per le parrocchie e l’ospedale della Valle di Blenio, dove si è stabilito con la sua famiglia una decina di anni fa.
Un lungo percorso
Da tempo si occupava di animare la catechesi dei bambini, condurre corsi per coppie di futuri sposi; è diventato membro della Confraternita di Ponto Valentino e ministro straordinario dell’eucarestia, cioè portava la comunione agli anziani a domicilio. Poi piano piano ha maturato il desiderio di diventare diacono. Prima di intraprendere il percorso che ci vuole, però, Luca Turlon ha dovuto seguire la lunga strada per annullare il suo matrimonio precedente: quattro anni di obbedienza, senza eucarestia, con un padre spirituale che lo faceva riflettere su tutti i fatti della sua vita, passata, presente e futura. «Mi è servito molto, ma è stato anche doloroso: per me la comunione è il fulcro della religione cristiana e non poter ricevere l’ostia era una sofferenza».
La figura del diacono in Ticino era assente da molto tempo. Don Onorio, parroco di Malvaglia, ha riportato questa proposta alcuni anni fa all’allora Vescovo Valerio Lazzeri e insieme anche a Don Sergio Carrettoni, responsabile dei ministeri laicali, hanno riportato alla luce questa figura antica.
La formazione dura quattro anni, anche se ci si può fermare prima, diventando lettore o accolito (funzioni aperte anche alle donne). Il percorso, iniziato da Luca e altri sei uomini, è cominciato nel 2019. «Ci siamo interrogati sul senso profondo di quello che andavamo a compiere. Abbiamo riflettuto su come leggere e interpretare i passi di lettura durante le celebrazioni liturgiche, abbiamo imparato ad apparecchiare la mensa per l’eucarestia, a noi sono venuti docenti di teologia e sacerdoti laureati in filosofia di vita cristiana. È stato un cammino bellissimo, seppur con momenti di incertezze e paure, ma sempre è stato possibile superare gli ostacoli grazie alla mia famiglia e ai miei consiglieri spirituali. Era il mio sogno avvicinarmi all’altare, e si è avverato».
Nel 2022 è stato istituito accolito dal Vescovo Valerio, poi è iniziata la preparazione al diaconato che si è conclusa nel giugno scorso con Monsignor Alain de Raemy.
Che cosa è un diacono
Il diacono, secondo Don Luca (ora lo si può chiamare anche così), è colui che si lascia illuminare, perché è il servitore di Gesù. È la persona che sta a servizio del Vescovo, che può mandarla nelle varie parrocchie a sostegno dei sacerdoti. Il diacono può battezzare, benedire gli sposi e i morti, dire le omelie ai funerali, alla messa, leggere e predicare il Vangelo, prestare servizio all’altare. Può distribuire l’eucarestia, mettere il vino nel calice, ma non può confessare né consacrare l’eucarestia o dare l’unzione agli infermi.
Contrariamente ai preti il diacono può sposarsi e la moglie deve dare il suo consenso, perché l’impegno che gli viene richiesto toglie tempo alla famiglia ed è nell’ordine del volontariato.
Ora, ci sono altre sessanta persone iscritte alla formazione per diventare lettori o lettrici, accoliti o accolite e diaconi nella Svizzera italiana. Sarà dunque una figura alla quale torneremo ad abituarci, promette Luca. «Quello che possiamo portare noi diaconi è certamente un collegamento tra la spiritualità della Chiesa e la vita quotidiana. Nelle mie prediche ci metto sempre un po’ anche di mia moglie, dei miei figli e del mio lavoro. Parlo della vita di tutti noi, in modo semplice, ispirandomi ai testi sacri ma avvicinandoli alla realtà che viviamo, fatta di gioia ma anche di litigi e corse contro il tempo. Quando vado a casa delle persone, o in casa anziani, di solito ascolto. La gente ha bisogno di essere vista, sentita, rispettata. Spesso mi sono chiesto cosa significhi davvero ama il tuo prossimo come te stesso e non ho una risposta. Però mi sembra che a volte, forse, sia semplice: come per esempio salutare qualcuno e quando te ne vai da casa sua portargli via il sacco della spazzatura che sta fuori dalla porta».
11 giugno 2023, il Vescovo Alain de Raemy e il diacono Luca Turlon si abbracciano dicendo: Ce l’abbiamo fatta!
AUTORE Sara Rossi Guidicelli
PUBBLICAZIONE Rivista 3valli
DATA DI PUBBLICAZIONE 01 Dicembre 2023
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