La Casa dell’artigianato è un importante punto di raccolta e di vendita di manufatti oltre che scrigno di segreti secolari
«Quando fate lavorare un artigiano, comprate qualcosa di più che un servizio. Comprate centinaia di ore, di errori, di sperimentazioni. Comprate giorni, settimane, mesi di frustrazione e anche qualche momento di gioia pura. Non comprate qualcosa, ma un pezzetto di cuore, un respiro dell’anima, una particella della vita di qualcuno».
Comprate un po’ di tradizione e un modo per ricordare un territorio. Sono parole di un anonimo ginevrino, che hanno riecheggiato fino a qui, nelle nostre valli. Queste parole me le ha date da leggere un gruppo di donne che contribuisce a tenere in piedi l’artigianato ticinese. Hanno l’associazione in Valle di Blenio e il negozio a Dongio. Che potremmo ricominciare: è molto più di un negozio, è una particella dell’anima, è un luogo di racconti, è la storia di un luogo. Il comitato è composto quasi solo da artigiane con il marchio ‘artigianato del Ticino’ che certifica che ogni materiale usato è stato elaborato a mano in Ticino, ma le opere esposte appartengono a 64 artigiani certificati. Grazie a cinque volontarie, oltre alle sei donne del comitato, si tiene aperta l’esposizione al negozio di Dongio, in piazza, tutti i pomeriggi, tranne lunedì e domenica, e da quando c’è il mercato, anche il sabato mattina. Il primo d’agosto ogni anno la Casa dell’artigianato offre un appuntamento imperdibile: molti degli artigiani affiliati vengono a lavorare lì, sotto gli occhi di tutti. Mani mani e mani che girano, bagnano, piallano, grattano, tessono, cuciono, cuociono, creano, modellano, tingono, pitturano, schizzano, filano, tramano, scolpiscono, fondono, incidono. E molto altro. Si chiama ‘la giornata dei vecchi mestieri’ e chi vuole può anche provare le varie tecniche di artigianato che lo interessano. Nella stagione fredda, invece, l’otto dicembre la casa si apre con luci, tè caldo e biscotti e con una produzione a tema natalizio. Un’altra proposta dell’associazione sono i corsi, organizzati su richiesta: ceramica, cesti in nocciolo e salice, feltro, trapunta in lana, filatura, vetrofusione. Chi è già entrato nello spazio espositivo lo sa: si resta a bocca aperta. Gli oggetti, tutti pezzi unici con il marchio ‘artigianato del Ticino’, sono esposti in modo che più che un negozio sembra una festa, elegante e piena di amore per il bello. «Non bisogna infatti confondere artigianato con bricolage, ma nemmeno con arte», mi spiegano la presidente, Paola Toschini, e i membri di comitato Bruna Conceprio, Manuela Carminati, Patrizia Saglini, Silene Chiesa e Eda Wittwer. «Ci vuole gusto, tecnica e lavorazione, non basta mettere assieme materiali locali. È più complesso di così e ci teniamo non solo per una questione estetica, ma anche per rispetto verso chi ha creato e ha perpetrato questi mestieri». Qui si parla di artigiani che seminano il lino per ottenere la pianta e farne la stoffa che poi decorano con vecchi stampini in legno o persone che allevano gli alpaca o le pecore per arrivare al loro manufatto finale dopo la tosatura, il lavaggio, la cardatura, la filatura, la tintura e così via. I materiali usati sono la lana, il cotone, il lino, la seta, la terra, la pietra ollare, il ferro, il legno, il nocciolo, il rame, l’argento, il vetro, il salice, la canapa, l’ortica. Gli oggetti vanno dalla statua alla tazzina di caffè, dal cappello alle cartoline, dalle sedie o altri mobili alle teiere, i vasi, le ciotole con il tipico craquelé del raku. Se si vuole un colore diverso o un’altra forma, si può ordinare un pezzo su misura. Sono utensili, cose pratiche o anche decorative, ma, sottolineano le mie interlocutrici, non sono oggetti d’arte. Hanno una funzione o la richiamano. «Sono utili per il lavoro o per il cuore», dicono. Sono lavorati con una tecnica ed è quello che conta; il messaggio che portano è quel canto che viene da lontano, dai nostri avi contadini che durante l’inverno si costruivano ciò di cui avevano bisogno e si prendevano il tempo per farlo bene e per renderlo anche piacevole alla vista. Vengono da tutto il Ticino, non solo dalle Tre Valli, sono oggetti nuovi realizzati con tecniche antiche o oggetti antichi creati con tecniche nuove, ma sempre con amore, fantasia e buon gusto. Sul suo volantino, la Casa dell’artigianato ha disegnata una lumaca: è simbolo di lentezza e dà lezioni di tempo. Tempo che scivola lento, senza fretta, ma senza mai neanche fermarsi. Ora però, mi raccontano le donne artigiane, purtroppo, la Casa si trova in difficoltà. La Glati, Federazione delle Associazioni di Artigiani del Ticino, si è sciolta e le associazioni rimaste, come la Casa dell’artigianato, fanno più fatica a ricevere in modo diretto gli aiuti cantonali e quelli degli enti per il turismo. Questo potrebbe addirittura portare alla chiusura del negozio e, senza quello spazio, per l’artigiano certificato sarebbe durissima farsi conoscere e apprezzare nella giusta maniera. «Anche AlpTransit ci sembra abbia sottratto turismo in Valle di Blenio», lamentano le gestrici della Casa. «Abbiamo visto la differenza di affluenza da quando il nuovo treno porta gli svizzeri tedeschi di giornata e molti si fermano solo a Bellinzona. Mai come ora ci siamo sentite in una valle discosta». Qualche miglioramento lo hanno percepito con l’apertura del mercato di Dongio. «Per noi non è solo il cliente che è importante, ma il visitatore. È così che facciamo conoscere un pezzetto del nostro territorio, contribuendo a far conoscere il Ticino; poi se qualcuno vuole portarsi a casa un regalo, siamo contente e il lavoro viene valorizzato. Ma non si tratta solo di quello: venire a vederci è come scoprire un’altra faccia del nostro Cantone e in particolare delle Valli». Chi pensa che ogni proposta culturale debba sostenersi da sola decreta la morte della cultura. Un’offerta regionale è composta da una miriade di attività da svolgere, di negozi, di bellezze naturali e culturali. La Casa dell’artigianato non va considerata come un esercizio commerciale, bensì come uno spazio espositivo in cui trovare raccolti moltissimi stili e tradizioni diverse, una possibilità per gli artigiani locali di mantenere la loro passione e l’opportunità per noi di conoscere la nostra storia passata e presente, per il bene di tutta una regione.
AUTORE Sara Rossi Guidicelli
PUBBLICAZIONE Rivista 3valli
DATA DI PUBBLICAZIONE 01 Giugno 2017
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